-
- TITOLO: Operazione paura
- DATA DI USCITA: 1966
- REGIA: Mario Bava
- SCENEGGIATURA: Mario Bava, Roberto Natale, Romano Migliorini
- TRAMA:
Il dottor Paul Eswai viene chiamato dall’ispettore Kruger per analizzare il corpo di una donna morta in circostanze pericolose, una delle tante persone morte nel corso degli anni in un paese sul quale sembra aleggiare una mortale maledizione.
Non ha senso rimanere delusi – o contestare – dalla – o la – povertà dell’intreccio di una storia che già dai primi minuti espone chiaramente i suoi intenti e i suoi non-intenti(passatemi il termine).
La regia di Bava è eccezionale, senza girarci troppo attorno. La sua naturalezza nell’inquadrare in un certo modo qualsiasi cosa è davvero disarmante, segno fortissimo di una propensione innata verso la grazia compositiva dell’immagine che, in questo film, raggiunge picchi veramente alti. Inoltre, è doveroso sottolineare che questo film, come tutti quelli del regista, è stato girato veramente con pochi soldi, e questo non fa altro che aumentare il valore di ogni singola immagine, se si pensa al solo fatto che molte ambientazioni che appaiono completamente diverse non sono altro che il risultato di un processo di spostamento e riposizionamento di oggetti di scena, di semplice cambio di un taglio di luce, di un angolazione. Un grande esempio di come sia un grande pittore a dipingere un grande quadro, non un buon pennello.
Il regista racconta questa storia attraverso i più svariati movimenti di macchina, a partire dal breve piano sequenza che segue il primo piano di un volto di un personaggio durante tutte le righe dei suoi dialoghi, fino al lungo piano sequenza di più minuti che lascia spazio a delle ottime interpretazioni da parte di – quasi – tutti gli attori. A ciò si alternano dolly, zoom-in e zoom-out rapidissimi(che in alcuni momenti saranno essenziali per far veramente paura), plongée, inquadrature dal basso, inclinate, ravvicinate, campi lunghi, insomma, chi più ne ha più ne metta. Condensare tutto ciò in circa 80 minuti è dimostrazione di grande padronanza della macchina da presa, che non risulta mai fuori luogo oppure auto-celebrativa, assoggettandosi completamente allo sviluppo della storia e mettendosi al servizio delle sensazioni che ogni sequenza vuole, con forza prorompente, far provare allo spettatore.
La fotografia gioca su tonalità di rosso acceso, che in alcuni frangenti si alterna con potenti tagli di luce che vanno dal giallo al verde all’azzurro al bianco. Questa alternanza di colori, tipica di Bava(utilizzata in quasi tutte le scene di La frusta e il corpo) crea un’atmosfera surreale, fantastica, e, nei momenti giusti, terrificante.
Ovviamente l’utilizzo delle luci è da inscrivere in un contesto scenografico che sprizza gotico da tutti i pori, e con questa gestione dei colori e delle ombre, ancor di più. Un ambiente, insomma, che poco bisogno ha delle parole per esprimere la sua aria cupa e maledetta.
Le musiche accompagnano perfettamente questo crescendo di tensione e angoscia, richiamando spesso alcuni durante tutta la pellicola, che man mano vengono assimilati dallo spettatore e collegati automaticamente a delle sensazioni specifiche che vengono accentuate una volta che tale processo viene assorbito dalla mente di chi guarda.
Non nego che siano stati, questi, i momenti più terrificanti dell’intero film. Sia benedetto il truccatore che ha creato tutto ciò. E ovviamente sia benedetto Mario Bava.
Se in film come L’esorcista ciò che veramente spaventa è l’aspetto fisico devastato di Regan, qui invece terrorizza la presenza e – paradossalmente – l’assenza della bambina.
In conclusione, questo film è un concentrato di estetica e gusto narrativo, pregno dell’amore di un artista che da semplice operatore di macchina è diventato uno dei più grandi registi della storia, maestro dell’horror e del thriller. Non guardare “Operazione paura” sarebbe come perdersi un pezzo importantissimo di storia della cinematografia, impossibile da non analizzare per poter imparare alcuni stratagemmi e tecniche indispensabili per poter girare un film horror come si deve.
Rispondi