La la land: Non il film che meritavamo ma quello di cui avevamo bisogno.

Non me ne vogliano i detrattori di Christopher Nolan per la semi-citazione nel titolo, ma trovo che si incastri perfettamente in quello che è il discorso che voglio portare con questa recensione, di più ampia portata rispetto al film, che fungerà da “trampolino di lancio” per tale discussione.

SCHEDA FILM

  • TITOLO: La la land
  • DATA DI USCITA: 2016
  • REGIA: Damien Chazelle
  • SCENEGGIATURA: Damien Chazelle
  • TRAMA: 

Mia e Sebastian, un’aspirante attrice e un pianista jazz, intrecciano casualmente le proprie vite tra le luci di Los Angeles. Luci che li accompagneranno nella loro storia d’amore, tra musica e tramonti, conquiste e delusioni, arte e nostalgia.

Chazelle confeziona un film tecnicamente inattaccabile e di una qualità visiva superiore alle maggior parte dei film usciti negli ultimi tempi.

La regia di La la land è frizzante, quasi viva: si avvertono le pulsazioni dei cuori dei personaggi, il calore della musica nei pub e il brio della danza nelle curate coreografie. Il tutto fotografato in maniera variopinta e con colori pastello, dall’inizio alla fine. Ciò che ne viene fuori è un film fatto da centinaia di migliaia di bollicine chiuse in una bottiglia di cristallo pronte ad uscire fuori con un grande fragore in una vistosa e colorata esplosione.
Parlare ulteriormente della messa in scena di La la land sarebbe superfluo in quanto il regista dimostra di conoscere bene il suo mezzo a livello tecnico e di sapere come impiegarlo in un film i cui presupposti implicano un grande gioco della macchina da presa che, come i suoi personaggi, deve danzare a tempo di musica, tra grandangoli, dollies, lunghissimi piani sequenza, riprese che partono dal fondo di una piscina per arrivare alle stelle.
La narrazione è molto piacevole sebbene estremamente semplice, e si sviluppa in maniera fluida per quasi tutta la durata del film(fatta eccezione per la parte centrale che rallenta di molto il film e che probabilmente avrebbe potuto essere ridotta per evitare una ventina di minuti che smorzano eccessivamente il tono della storia),divisa in 4 parti associate alle stagioni che fungono da delimitatori dei diversi periodi della storia tra Sebastian e Mia.
Nonostante alcuni problemi quali lo sbilanciamento del focus sul personaggio di Ryan Gosling che mette in ombra la storyline del personaggio di Emma Stone nel frangente della loro separazione, un’eccessiva lentezza nella parte centrale(quella, appunto, della separazione dei due) e una superficialità assoluta nei temi trattati(che poi non è più di tanto un problema, in fondo i presupposti del film sono rispettati), la pellicola risulta essere un prodotto ottimo, quadrato, con un’ottima messa in scena che è la reale protagonista.


Nota: personalmente non amo i musical, in quanto non reggo il fatto che i personaggi cantino e ballino nel bel mezzo della scena senza alcun motivo. Tutto ciò mi annoia e spesso e volentieri mi infastidisce. In questo film però nella maggior parte delle sequenze musicali non mi sono sentito disturbato in quanto erano principalmente calate in contesti abbastanza credibili, nei quali i personaggi plausibilmente avrebbero cantato o ballato(vedi la sequenza sul pontile). E’ proprio questo fattore – il fatto che il film abbia troppo poco un’impostazione da musical e si sbilanci per gran parte della sua durata verso una struttura più realistica e concreta – che ha reso la mia visione più gradevole ma che mi rendo conto abbia potuto intaccare quella di un amante del genere, che si ritrova ad assistere a sequenze di grande musica e ballo troppo poco presenti in un film che avrebbe dovuto fare di tutto ciò la sua colonna portante. 

Fatte le dovute considerazioni sul film, passiamo ora a ciò che seriamente mi turba del film e di tutto ciò che ruota intorno ad esso.

Ciò che mi “preoccupa” è l’eccessiva esaltazione di un film che è SOLAMENTE ben confezionato. Chazelle porta in scena un prodotto estremamente accademico, senza nessun interesse nell’andare in profondità rispetto alle tematiche che ha scelto di trattare nel suo film, affidandosi totalmente alla messa in scena, che come già detto, è ottima, ma che arriva al punto di risultare spocchioso attraverso l’eccessiva citazione che ha più l’aria di essere un “pavoneggiamento” che un vero e proprio omaggio a ciò che ha contribuito alla sua formazione come regista e sceneggiatore.

Questo La la land con la sua storia è calato in un contesto che sa tanto di studente in giacca e cravatta che si presenta all’esame avendo studiato non molto ma avendo comprato un vestito costoso ed elegante. Il suo voto sarà comunque positivo, se non alto, ma non avrà lasciato nulla a se stesso e al professore.

Il mio discorso potrebbe sembrare banale, perché non è di certo la prima volta che un film viene esaltato più di quanto effettivamente meriti, mettendo in ombra altre pellicole con le quali il paragone non avrebbe retto, ma ciò che veramente è assurdo è l’eccessiva esaltazione di ciò che è questa pellicola.

Si è arrivati a dire che la scelta della coppia Gosling-Stone fosse voluta in quanto la loro non-familiarità con la danza, il canto e la musica avrebbe contribuito a sottolineare la goffa storia d’amore tra i due. Non ci vuole un genio a capire che la loro popolarità avrebbe avuto ripercussioni sull’impatto mediatico del tutto. L’ambientazione stessa, nella “città delle stelle” è stata vista come perfetta per sottolineare la dura strada verso i propri sogni in questo duro e difficile mondo. Non di certo miliardi di occhiolini verso la nostra amata America, vero?

Come detto sopra, questo non è il primo film esaltato eccessivamente. Tutto ciò accadde con Birdman, con Revenant, con Interstellar, Capitan America: Civil War ecc ecc
Ciò che mi turba è la tendenza ancor più grande ad esaltare questa particolare pellicola e l’ingenuità con la quale ci si approccia ad essa. Mentre nelle pellicole citate poc’anzi ci si “limitava” a non voler vedere i loro chiari difetti, qua addirittura si arriva a dare per buoni e a considerare alcuni elementi acchiappa-consensi come chiare scelte autoriali.

In conclusione spero di aver esposto e chiarito la mia posizione riguardo un film che chiaramente è di ottima qualità ed inattaccabile sul piano tecnico, ma che vive in una scatola fin troppo decorata rispetto al suo contenuto. Scatola, che a differenza di altre scatole simili nel passato, viene riempita sempre di più di un numero spropositato di fiocchi, tanto che quasi ci si sente in colpa a non apprezzarne il contenuto.

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