The Handmaiden: donne ed erotismo. Uomini ed egoismo.

SCHEDA FILM

  • TITOLO: The Handmaiden (Agassi)
  • DATA DI USCITA: 2016
  • REGIA: Park Chan-wook
  • SCENEGGIATURA: Park Chan-wook e Chung Seo-kyung
  • TRAMA: 

Sook-hee è una borseggiatrice, incaricata dal conte Fujiwara a vivere e avvicinarsi alla dama Hideko, ereditaria di un ricco patrimonio, al fine di convincerla a sposarlo per rubarle il patrimonio. Il piano va in crisi quando Sook-hee comincia a provare sentimenti per lady Hideko.

Inizio l’articolo nello stesso modo con cui ho iniziato il capitolo di “Tra Cinema e Pittura” relativo a questo film
[…]The Handmaiden è un grande film. Bellissimo, e che gode di una messa in scena che rasenta la perfezione e di una storia incredibilmente ben articolata, intrecciata, complessa, solida.
Park Chan-wook gira questo film con una perizia tecnica e una qualità visiva che da sole basterebbero ad elevarlo un gradino sopra la stragrande maggioranza delle pellicole uscite negli ultimi anni

Una regia vorticosa, piena di movimenti orizzontali, verticali, rotatori, camera a mano, primissimi piani alternati a piani lunghi: insomma, un mix perfetto tra estro artistico e sfoggio di abilità. Il tutto a servizio di una storia molto complessa nella sua costruzione, che viene accompagnata dalla saggia scelta delle tecniche di ripresa da utilizzare, del montaggio, del sonoro, che fanno di questo prodotto un’opera perfettamente impostata. Non un banale film atto a dare sfoggio di se stesso dunque, ma un film nel quale l’esercizio di stile è funzionale per dirigere il ritmo molto vario di una storia particolarmente intricata nei tempi e nella narrazione.

Una storia ricca di colpi di scena, nella quale i ruoli dei 3 personaggi principali si sostituiscono tra loro, si intrecciano, si confondono, in un gioco retto splendidamente da Park Chan-wook che gestisce molto abilmente la psicologia delle protagoniste, tracciando in modo volutamente ambiguo e contraddittorio le molte sfaccettature delle due.


The Handmaiden
è un connubio perfetto tra messa in scena e potenza di scrittura. Park Chan-wook dietro la macchina da presa è pressoché perfetto. Sa gestire bene i tempi e sa adattare diversi tipi di ripresa a seconda del momento della storia trattato, prediligendo comunque una compostezza registica e compositiva molto costruita e ragionata, simmetrica e geometrica.

E’ essenziale sottolineare che il film non ha momenti al cardiopalma e mantiene sempre un ritmo cadenzato. I picchi più alti sono dati dalle scene erotiche, bellissime nella loro armonia e nell’intreccio dei corpi che il regista riesce a mettere in scena con grande naturalezza.
Tutto ciò viene fotografato in maniera dolce, morbida, con alternanze tra ocra e blu, enfatizzando quelle che sono le emozioni dei personaggi lungo i 3 capitoli che formano il film, che vedono anche un netto cambiamento cromatico tra l’uno e l’altro.

Il film è una storia di rivalsa della donna e di elevazione sociale, inscritta in un ambito thriller(se proprio volessimo dare un genere alla pellicola).

Due uomini esercitano un potere coercitivo su due donne a loro sottoposte, al fine di sfruttare quanto più possibile la loro condizione di inferiorità rispetto a loro.
Park Chan-wook non ha pietà per i due personaggi, che vedono un declino drastico al mutare degli eventi, innescati da una forza pura e semplice: l’amore.

L’amore diventa la scintilla che da vita al fuoco interiore delle due donne che prendono in mano le redini del loro destino e capovolgono la loro situazione liberandosi dalla stretta morsa di uno zio ossessionato dal commercio di libri erotici e da un padrone avido e truffatore.
L’orrenda convinzione secondo la quale il sesso maschile ha diritto di possedere quello femminile sotto diverse forme porterà i due ad un triste destino, crudele e spietato, in contrapposizione alle due donne che chiudono la pellicola proprio esaltando ciò che le ha rese schiave per tutta la durata della storia: la loro sessualità.



Poco altro voglio dire riguardo al film in quanto mi rendo conto che parlarne costringe ad una riflessione che necessita di sviluppare elementi che rovinerebbero/intaccherebbero la visione della pellicola, che essendo un thriller, gioca sul non detto, sui colpi di scena, sull’ambiguità. Un film che deve essere scoperto e vissuto attraverso più visioni.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Comments (

1

)

  1. Escher e Magritte nel film-labirinto di Bernard Queysanne. – Il tempo impresso

    […] era già scritto dell’opera di Magritte in un articolo dedicato a The handmaiden (Ah-ga-ssi, 2016, 144′) – Park Chan-wook. Quello del pittore belga è un ritratto che nega sé stesso, un riflesso allo specchio che non […]

    "Mi piace"

Blog su WordPress.com.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: