Bildvisningen / A visual essay about obsolescence

Bildvisningen / A visual essay about obsolescence (2017, 4′) – Nuno Braumann.



Excursus Laterale è una “rubrica” che ripercorre parte della storia del Laterale Film Festival attraverso le opere proiettate nelle precedenti edizioni. Attraverso questi articoli si proverà a creare una «vera e propria raccolta di testi relativi alle opere di questi artisti invisibili, affinché il loro lavoro possa uscire al di fuori delle quattro mura della sala e rimanere in contatto con il pubblico delle precedenti edizioni e con quello – anch’esso invisibile – delle successive».

Excursus Laterale – Catalogo.


Sarà un articolo molto breve, questo. Non perché Bildvisningen / A visual essay about obsolescence non sia degno della stessa attenzione dedicata alle altre opere di Excursus Laterale, semplicemente perché è un film molto intimo, da guardare al buio, nel silenzio più totale e in solitudine. Un film che – paradossalmente – sembra a disagio nella sala cinematografica.

Una ragazza esce di casa ed entra in una sorta di magazzino/fienile; tira fuori una scatola nascosta e dal suo contenuto allestisce un improvvisato schermo con proiettore sul quale fa passare delle fotografie che contempla in silenzio e solitudine.
Si ha l’impressione di invadere lo spazio del film scrivendone, come se si andasse contro l’idea stessa alla sua base, quella del rapporto intimo e quasi geloso con l’immagine. Tornando indietro nel tempo, infatti, è possibile immaginare quanto importante fosse l’immagine nella “lotta” alla mortalità dell’uomo e alla disgregazione della memoria: dai ritratti rinascimentali alla fotografia ottocentesca essa è sempre stata un modo di ricordare i volti¹, i luoghi e gli eventi; non solo, era un lusso del quale pochi potevano godere.

Oggi tutto è immagine, eppure la saturazione di immagine porta ad una morte più rapida di essa, persa nel marasma inconcepibile di immagini cui si è sottoposti costantemente. Ce ne sono sempre di più e di conseguenza si dimenticano sempre più velocemente e facilmente: esse diventano obsolescenti.
La fotografia e il cinema (le arti dell’immagine “reale”) sono state, per gran parte, assorbite dal vortice dell’immagine effimera, priva di potenza autonoma e svuotata di ogni valore che non sia legato a qualche orpello esteriore o funzione banalmente “utile”.

Ecco che Bildvisningen / A visual essay about obsolescence richiama lo spettatore all’attenzione, alla quieta contemplazione di poche immagini, ad una purificazione dal superfluo (di superfluo, nel campo dell’immagine, ce n’è in quantità impensabili). L’opera non pone questioni di carattere linguistico riguardo al cinema o all’arte in generale, se non quelle che possono essere ricercate nell’idea stessa che sta alla base dell’esistenza della fotografia e più ampiamente dell’immagine. Certo, molte parole potrebbero essere dedicate a certe questioni, però probabilmente non è il nucleo di questo saggio visivo sull’obsolescenza.

È un cinema piacevolmente più minuto, che non ha certo l’ambizione e la potenza espressiva di altri di cui si è già scritto in questo catalogo, eppure ha in sé la bellezza della semplicità di un memorandum che è bene non smetta mai di essere portato alle orecchie (e agli occhi) degli spettatori.



Riferimenti bibliografici:

  • ¹ «Chissà cosa sarebbe stata la cultura europea se il ritratto non fosse emerso. Per qualche ragione, gli europei hanno sviluppato il desiderio, la necessita, di dipingere le persone, i volti..» in Francofonia (2015, 88′) – Aleksandr Sokurov.

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