Fabio Scacchioli, Vincenzo Core, Scherzo, 2015, 5′.
Excursus Laterale è una “rubrica” che ripercorre parte della storia del Laterale Film Festival attraverso le opere proiettate nelle precedenti edizioni. Attraverso questi articoli si proverà a creare una «vera e propria raccolta di testi relativi alle opere di questi artisti invisibili, affinché il loro lavoro possa uscire al di fuori delle quattro mura della sala e rimanere in contatto con il pubblico delle precedenti edizioni e con quello – anch’esso invisibile – delle successive».
Excursus Laterale – Catalogo.
O, wonder!
How many goodly creatures are there here!
How beauteous mankind is! O brave new world,
That has such people in’t!– William Shakespeare, La tempesta.
Probabilmente è davvero uno scherzo l’opera di Scacchioli e Core. Oppure lo scherzo è il cinema stesso. Lo è nell’ottica in cui ogni cosa che lo spettatore guarda non è effettivamente la realtà ma solo una sua riproduzione o modulazione. Quasi per certo nessun elemento di Scherzo è originale ma esso è composto da (moltissimi) pezzi di cinema reperiti altrove, tra i quali si intravede anche Experiments in the Revival of Organisms (Ėkspetimenty po oživleniju organizma, 1940, 20′) – D. I. Jašin, materia di base dalla quale Luca Ferri ha generato il suo cane, caro (2015, 18′), del quale si è scritto in un altro capitolo di Excursus Laterale. Anche quei pezzi di cinema però non sono originali, che siano essi tratti da film hollywoodiani o da video d’archivio: sono immagini di una realtà filtrata dall’occhio della mdp.

Lo scherzo, in musica, è un componimento vivace e arguto, di solito posto come terzo movimento di una sonata o di una sinfonia, quasi come rilassamento mentale concesso all’ascoltatore in rapporto con gli altri movimenti che, tendenzialmente, sono più complessi e impegnativi. Beethoven nella Sinfonia n.9 (op. 125) pone lo scherzo come II movimento: certo non un’innovazione, eppure una scelta singolare nel valore che viene attribuito a questa forma musicale. Partendo da questo II movimento il duo Scacchioli-Core gira uno scherzo (questa volta nell’accezione musicale del termine) cinematografico: vivace, movimentato, intenso. Tutto nasce da forme embrionali, microscopiche, non chiaramente definite: una genesi dell’uomo ma anche una genesi del cinema, che passa dalla rappresentazione serena e idealmente perfetta delle opere hollywoodiane fino alle conquiste dello spazio.
Ecco però che dopo qualche minuto dall’inizio viene fuori il vero scherzo: l’uomo. Le bellissime e infiorettate attrici del passato iniziano a dialogare – cinematograficamente parlando attraverso un rapporto di campo-controcampo – con riprese di animali sgozzati e uccisi, tenuti in vita da macchine artificiali e sfruttati per la scienza (quest’ultimo riferimento è proprio al documentario su cui è basato cane, caro). In questa deformazione dell’opera l’immagine e il suono mantengono un ritmo non caotico eppure particolarmente energico, nel quale lo spettatore inizia a mescolare le immagini e i contrasti messi in scena subendo i potenti sbalzi emotivi causati dalle giustapposizioni di diverse realtà così tanto distanti tra loro. Shakespeare, nella citazione in apertura d’articolo (che funge anche da pseudo-tagline del film), fa pronunciare al suo personaggio parole che, colte nel contesto di Scherzo, assumono il valore di drammatica beffa nei confronti di una razza che è riuscita ad oltrepassare i limiti del suo pianeta per poi, allo stesso modo, ridursi a bestia dal pollice opponibile. Gli uomini in preda alla tempesta contro gli astronauti che navigano nello spazio; le perfette e fasulle donne del cinema contro le immagini fin troppo vere dei mattatoi; l’embrione e il cosmo; le vene pulsanti e il sangue che circola contro la resurrezione in laboratorio.
Scherzo è un drammatico collage dell’umanità, un percorso che parte dalle scimmie di 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey, 1968, 149′) fino ad arrivare alle realtà potenzialmente infinite che il cinema può offrire. È interessante notare come Scherzo sia un’opera che non parte da una condizione di contentiore all’interno del quale inserire qualcosa, bensì come espressione totale di quella stessa cosa. In altre parole, Scherzo non è un film che riguarda uno scherzo: è esso stesso lo scherzo, e lo manifesta in ogni (non)sua componente. Gli elementi che convergono nel film provengono da altri “luoghi cinematografici”, sono degli scherzi confluiti in un ennesimo scherzo.
L’uomo è ingannato dalle immagini del cinema in quanto le percepisce come realtà fattuali, dimenticando che esse non sono altro che impressioni su pellicola. Lo scherzo permette inoltre di accentuare questa realtà estrapolando degli elementi dal proprio contesto e cucendoli in uno del tutto nuovo dopo essersene appropriato. Scherzo raccoglie immagini dal cinema e ne fa nuovo cinema che parla di sé stesso e soprattutto degli esseri che lo fanno. Capace di rendere angelico quanto innaturale un viso e cruda quanto irreale l’immagine di una testa mozzata di un cane che ancora vive, il cinema è un enorme produttore di scherzi. Sopra di esso l’uomo, il vero scherzo, il tassello sbilenco del cosmo, che addirittura applaude sé stesso in veste di pubblico.
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