Nodo alla Gola: l’omicidio come forma d’arte.

SCHEDA FILM
  • TITOLO: Nodo alla Gola(Rope)
  • DATA DI USCITA: 1948
  • REGIA: Alfred Hitchcock
  • SCENEGGIATURA: Arthur Laurents
  • TRAMA:

Philip e Brandon uccidono l’amico David e ne nascondono il corpo in una cassapanca per dimostrare la teoria del “delitto perfetto”. Organizzano una festa con diversi invitati, tra cui i parenti e la fidanzata dello stesso David. Uno degli invitati, Rupert Cadell, ex professore di filosofia dei due, si insospettisce..

Il film inizia in medias res, espediente narrativo che pone dei presupposti essenziali per l’approccio che lo spettatore dovrà avere con la storia. Non si ha alcun interesse nel discutere del passato, del futuro, delle implicazioni giuridiche e “materiali” di un omicidio. Il focus piuttosto è sul concetto stesso di “delitto perfetto”, considerato come un’azione artistica, una vera e propria opera d’arte. 
Complice la sceneggiatura fantastica, tratta da una pièce di Patrick Hamilton(ispirata a sua volta da un fatto di cronaca nera avvenuto nel 1924) e adattata per il film, che esporrà certi argomenti attraverso una costruzione dei dialoghi e delle interazioni prettamente teatrali, con entrate e uscite di scena dei vari personaggi, botta e risposta costanti e taglienti, in una situazione che diventa sempre più tesa, con un lento processo di svelamento di ciò che lo spettatore già sa.

E se la potenza della sceneggiatura di Nodo alla Gola, basata su alcune scelte narrative che pongono lo spettatore in una posizione privilegiata, dimostra di essere elemento che pone delle solide basi per l’impostazione del film, la vera protagonista è la messa in scena del maestro.
Il film è girato in un unico fittizio piano sequenza, interrotto da 2/3 soli cambi di inquadratura, reso possibile grazie a delle strategie registiche che consentirono di mantenere la continuità visiva/temporale senza avvalersi del montaggio: le bobine della pellicola, esaurendosi dopo circa 10 minuti, costrinsero Hitchcock a sfruttare inquadrature ravvicinate su zone nere (un cappotto per esempio) sulle quali veniva interrotta la ripresa, per poi riprendere dallo stesso punto. L’effetto che ne viene fuori è un’illusione di continuità, escogitata magistralmente da un artista che riuscì a superare addirittura i limiti imposti dalle tecnologie del tempo.

Verrebbe naturale chiedersi il motivo di tale scelta registica, implicante una grande quantità di energie da parte della mente creativa e dei collaboratori che fisicamente sono portati a fare “i salti mortali” per portare a termine riprese così lunghe e coreografate in modo così complesso.
La scelta di tale soluzione visiva è da ricercare in quella che è l’essenza stessa del film, la riflessione sul “delitto perfetto” e sull’evoluzione dei personaggi, del loro approccio con gli invitati, del loro tremare, balbettare, mettere in dubbio se stessi, con il passare del tempo e il susseguirsi degli eventi.
Si parla però di un tempo ristretto, che viene rappresentato nella sua interezza, senza nessun tipo di ellisse e, dunque, degli artifici di cui il cinema si è sempre servito. Il risultato è un’immedesimazione totale in una storia che non ha momenti morti o passaggi intermedi, che si sviluppa con un costante crescendo senza dare, fino alla fine, alcun indizio concreto allo spettatore che possa fargli credere di poter “anticipare” gli sviluppi del film.
Non voglio dilungarmi eccessivamente riguardo il piano tecnico del film, perché deve essere ammirato e non descritto. La maestria di un autore che è solito preparare gli storyboard nel modo esatto in cui le riprese dovranno essere effettuate successivamente, che viene espressa attraverso un – se vogliamo – unico disegno rappresentante un’intera storia che si sviluppa senza pause date da salti temporali, deve essere vissuta e toccata con mano. Descrivere tutti gli elementi che formano Nodo alla Gola richiederebbe delle lunghissime digressioni, che non sono adatte a questa sede, nella quale ci poniamo l’obiettivo di stuzzicare il vostro interesse, per – si spera – portarvi a godere del film con le giuste premesse, non troppe ed inopportune, e si spera non esigue.
Per concludere, Nodo alla Gola è un capolavoro indiscusso, che fa della sua messa in scena la vera colonna portante di un prodotto che, girato da qualcun altro, avrebbe probabilmente portato ad un poliziesco/thriller/noir, generi che non possono addirsi ad un film costruito e scritto con tale abilità e qualità artistica da uscire fuori da qualsiasi convenzione dettata dal genere.
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  1. La finestra sul cortile: una riflessione sul cinema. | Il tempo impresso

    […] aver parlato di Nodo alla gola (Rope, 1948) torniamo dunque su un film di Alfred Hitchcock.   Se “Nodo alla gola” […]

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