La maledizione dello scorpione di giada: una pietra preziosa?

SCHEDA FILM
    • TITOLO: La maledizione dello scorpione di giada (The Curse of the Jade Scorpion)
    • DATA DI USCITA: 2001
    • REGIA: Woody Allen
    • SCENEGGIATURA: Woody Allen
    • TRAMA: 

1940: C.W. Briggs e Betty Ann Fitzgerald, due investigatori assicurativi che si odiano a vicenda, accettano per gioco di venire ipnotizzati durante uno spettacolo di magia. Il mago è in realtà un criminale che utilizza, attraverso delle parole chiave, C.W. per portarlo a rubare dei gioielli. 

Ci sarebbero decine di film diversi di Woody Allen dei quali parlare; pellicole che si presterebbero maggiormente ad un analisi essendo più complesse e ricche. Eppure La maledizione dello scorpione di giada è un film del quale voglio parlare.
Non si sta parlando di una delle colonne portanti della filmografia del Newyorkese, la sua poetica è ben esposta e in molteplici altre opere; mi va comunque di parlarne, perché lo ritengo un film meritevole di una visione.
Si parte dunque dalla messa in scena: Allen, si sa, sa scegliere perfettamente i suoi collaboratori e in questo film porta con sé nuovamente coloro i quali hanno contribuito in gran parte a “costruire” visivamente uno dei film preferiti dal sottoscritto, Accordi e disaccordi. Anche qui Zhao Fei e Santo Loquasto restituiscono degli anni ’40 come solo nei film di Woody Allen si sono visti: una fotografia caldissima e dei costumi perfetti, in un ambiente che sa di jazz in ogni frame (come non citare dunque la colonna sonora, fatta di brani ai quali il regista ha abituato da sempre).
La regia non regala incredibili virtuosismi o inquadrature particolarmente ricercate, mantenendosi su un piano quasi invisibile, dando ai personaggi il proprio spazio e alla storia, attraverso il montaggio, il suo tempo: è quindi la chiarezza a farla da padrone, necessaria per sostenere uno sviluppo degli eventi che si intreccia e soprattuto che viene costruito interamente dai dialoghi. Si parla, si parla, si parla.
Allen conosce bene e ama Hitchcock: lo dimostra egregiamente mettendo in scena una storia che mette al corrente di tutto lo spettatore già dai primi minuti per poi svilupparsi sotto i suoi occhi coscienti di ciò che realmente è in atto e del quale i personaggi sullo schermo sono ignari. La storia che il fruitore segue è quindi legata non all’aspettativa di scoprire il colpevole dei furti di gioielli (lo sa già!) ma al percorso che porterà C.W. Briggs e i suoi a smascherare il ladro.
Il tutto non vuole però essere un thriller ansiogeno: il film è una commedia romantica “alla Woody Allen”, fatta di scambi, amori non corrisposti, donne infantili e bellissime contrapposte a donne mature e insopportabili.
Ciò che potrebbe colpire uno spettatore “ferrato” sul regista è il fatto che ne La maledizione dello scorpione di giada alcuni suoi tratti tipici sono leggermente offuscati dalla presenza di un’interesse da parte sua per la storia. Beninteso, non saranno risparmiate battute su Hitler/Mussolini, sul sesso e sulla morte(non sarebbe un film di Woody Allen altrimenti!) ma saranno comunque meno frequenti del solito per lasciare più spazio a dialoghi dedicati al delitto, all’investigazione, al lento procedere delle indagini attraverso lunghi e mai noiosi botta e risposta.
È proprio qui la forza della sceneggiatura del film: non ci si annoia mai. Ogni dialogo, per quanto lungo, non è mai fine a se stesso e serve anzi a dipingere sempre più dettagli di ogni personaggio: sono proprio questi infatti a chiudere perfettamente la storia, la quale si appiglia coerentemente a tutto ciò che durante il suo svilupparsi ha seminato.
Un film di “genere” quindi, se vogliamo. Un film da guardare con piacere, che gioca con la realtà e la finzione, con l’abilità e la fortuna: temi tipici del regista che però in questa circostanza fanno solo da sfondo ad una pellicola ben confezionata che non ha la presunzione di essere chissà quale grandioso film. Però c’è da ricordarsi che è sempre un film di Woody Allen: anche nel peggiore dei casi dunque lo spettatore avrà un prodotto sopra la media.
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