Richard Kerr e Claude Monet: impressioni.

Plein air etude (1991, 5′) – Richard Kerr.


Claude Monet dipinse, tra il 1893 e il 1894, circa 28 tele aventi lo stesso soggetto (la cattedrale di Rouen) raffigurato in ore diverse del giorno e in diverse condizioni atmosferiche. La serie di dipinti – pertanto – non può essere fruita adeguatamente prendendo in considerazione solo uno o due pezzi: essa è variazione di luce nel tempo, è un primo, peculiare nucleo di rappresentazione fotografico-cinematografica atta a fissare modulazioni cromatiche cangianti su di un soggetto che pare non essere poi così tanto rilevante; certamente non tanto rilevante quanto il puro interesse verso l’effetto del tempo e dell’atmosfera su di esso.

L’impressionismo è appropriazione artificiosa del tempo, è cattura di un momento senza che ne suggerisca il fluire eppure è fortemente vibrante nella tecnica pittorica, ottenuta tramite pennellate brevi e veloci, accumuli di colore dalle numerose tonalità che creano un’atmosfera, un’impressione. La pittura impressionista è infatti inquieta e gorgogliante, mai definita e sempre suggestiva.

Richard Kerr sembra adoperare la macchina da presa alla maniera di un pittore impressionista nella misura in cui quest’ultima si sostituisce al movimento di un pennello impregnato di colore. Ciò che è radicalmente diverso nella risoluzione cinematografica di questa pratica è il fatto che la mdp non si carica mai di una singola tinta che si mescola gradualmente alle altre di pennellata in pennellata: lo schermo cinematografico racchiude in sé 24 dipinti a secondo nella loro interezza, alla velocità stessa del pensiero: non è quindi un’impressione data da una moltitudine di tratti quanto una rapida successione di impressioni compiute. Immagini in movimento su immagini in movimento che creano una macro-immagine in movimento.

Di conseguenza il gorgogliare della pittura impressionista si risolve nel film con il rapido muoversi di impressioni cinematografiche che tracciano solo nel loro complesso un’immagine che rimane comunque suggerita e sfuggevole. La natura di Plein Air Etude è in rapida corsa, inafferrabile proprio come la cattedrale di Monet che cambia colore col passare delle ore e dei giorni. Il cinema riesce a catturare queste modulazioni – per quanto impercettibili siano – e riesce soprattutto a restituire le variazioni atmosferiche senza soluzione di continuità.
Questo è l’etude di un regista che cattura frammenti d’immagine al di là delle naturali capacità un mezzo il quale è meccanicamente predisposto all’impressione. Quello che cerca Richard Kerr è un’”impressione di impressioni”, un film impressionista fatto da 24 quadri impressionisti per secondo.

Lo studio si esaurisce infine col calare del sole, il limite dell’impressione, l’annullamento dell’atmosfera, il buio. Non ci sono più migliaia di pennellate o migliaia di fotogrammi: resta l’esaurirsi del tentativo di catturare. D’altronde i pittori impressionisti non utilizzarono il colore nero nei loro dipinti. Artisti della luce, proprio come i cineasti.


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  1. Studies for the decay of the West | Il tempo impresso

    […] Oxford University Press 2002, p. 348.8 Qualche dettaglio in più nell’articolo su Plein Air Etude.9 Oswald Spengler, Il tramonto dell’Occidente, Parma 1978, pp. 331-34.10 Il concetto di […]

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